L'estate dei lupi

Copertina del libro L'estate dei lupi di Franca Monticello

In altopiano sono ricomparsi i lupi e i malgari sono preoccupati per il loro bestiame. Giuseppe il pastore spera di risolvere il problema uccidendo il lupo che gli ha sbranato tre pecore. Ma quando giorni dopo i suoi figli trovano, nascosto tra le felci, un cucciolo denutrito e quasi moribondo, un terribile sospetto lo assale…

Chi è Felch? È un cagnolino di cui si è sbarazzato un turista senza cuore o è forse un cucciolo di lupo?

L’estate in malga della famiglia Nandel si fa movimentata e avventurosa, ma non riesce a svelare l’identità del nuovo ospite. Fino a un inaspettato colpo di scena finale…

RECENSIONI:

Recensione di Annamaria Gatti

Una bella storia di amore e di rispetto per la natura e per gli uomini che dentro ci vivono. Qui protagonisti sono i lupi, anzi “il lupo”, in questo periodo al centro di dispute, per quel suo essere animale scomodo, se la caccia si fa troppo prossima all’uomo. E l’uomo nel racconto lo uccide e vive con il dubbio di aver fatto la cosa giusta per l’etica che scuote anche la sua coscienza di uomo giusto.
La trama è semplice: Giuseppe, pastore in Altopiano, uccide un lupo, per difendere le sue pecore, col pensiero alla famiglia, la moglie e i due figlioletti, che lo raggiungeranno all’alpeggio con la fine della scuola. Quell’azione però, descritta in tutta la sua feroce drammaticità, lo renderà inquieto, soprattutto quando, qualche giorno dopo, scoprirà che i suoi bambini hanno trovato un “cagnolino” abbandonato morente nel bosco, a cui danno il nome di Felch. Subito si rende conto che il bellissimo esemplare di lupo che ha ucciso è la madre del lupacchiotto, ma manterrà il segreto, mentre i lupi si fanno presenti sull’Altopiano e lo mettono in allarme.
Il cucciolo di lupo, curato dalla famiglia come un cagnolino abbandonato, si salva, si affeziona agli uomini, ma prevale l’istinto e proverà ad emanciparsi. Nel suo avventuroso peregrinare incontrerà, in una sorta di richiamo atavico, il capo del branco di lupi, che terrorizza i mandriani e i pastori. Avrà per un istante, descritto con intensità poetica, la coscienza di essere in pericolo, ma anche di essere un lupo anch’esso.
Lieto fine, ma denso di rimandi e interrogativi sul ruolo dell’uomo nella gestione del territorio e dei suoi animali e l’eterna domanda: è il lupo a invadere il nostro territorio?
Un romanzo dalle illustrazioni di Manuela Simoncelli inquete e sfumate, in bianco e nero, come la solennità della trama, per imparare a rispettare la natura perché chi conosce, ama e impara. E’ evidente l’obiettivo educativo che si snoda fra le pagine ben scritte da Franca Monticello, scrittrice per ragazzi pluripremiata. Qui natura e solidarietà familiare si fondono e si accompagnano alla scoperta di un equilibrio e delle leggi che le sostengono: cura dell’altro, uomo o lupo che sia, legami forti e coerenti intessono la storia e danno ragione all’epilogo un po’ a sorpresa.

Recensione di Livia De Pietro, critica letteraria

Franca Monticello, autrice del libro “L’estate dei lupi” contribuisce, con questo racconto, a condividere l’entusiasmo e l’affetto di migliaia di persone al mondo che hanno determinato un cambiamento di mentalità, dopo millenni di odio atavico e leggendarie fantasie popolari riguardo il lupo. Tra gli animali a forte capacità evocativa, il lupo, infatti, ha popolato favole e leggende quale simbolo di forza e astuzia, di voracità e malvagità. Nell’immaginario collettivo, in passato, la terribile bestia, pronta ad assalire uomini indifesi, ha lasciato al suo passaggio una scia di sangue, la cui reale entità è stata ingigantita dai racconti nelle veglie contadine, che ne amplificavano a dismisura le gesta. Dopo secoli di persecuzioni, sembrava quasi del tutto estinto, mentre oggi invece riappare nei territori che aveva popolato ed è accompagnato da preoccupazioni relative alla sua pericolosità soprattutto per quanto riguarda la predazione degli animali domestici. La vicenda di questo libro si riferisce alla comparsa del lupo nell’altopiano di Asiago, una zona d’’alpeggio, ossia un’area in cui si svolge l’attività agro-zootecnica durante i mesi estivi dove sono disseminate numerose malghe, adibite non solo ad abitazioni per i pastori nel periodo estivo, ma comprendenti anche la stalla per le bestie e il caseificio per la lavorazione del latte . Con la riapparizione del lupo, i malgari sono giustamente preoccupati per il loro bestiame e infatti un lupo sbrana tre pecore del pastore Giuseppe Nandel, unico ad avere un gregge di pecore e capre in un territorio dove si allevano bovini. Una notte, dopo diversi appostamenti, Giuseppe riuscì a vedere “il responsabile dei suoi guai” allora la reazione fu immediata: “sollevò il fucile, prese la mira e sparò” e poiché nessuno aveva assistito all’efferato gesto, decise di non parlarne con nessuno, neanche con i familiari. La moglie e i due figli di Giuseppe trascorrevano le estati nella piccola malga presa in affitto e di solito, dopo pochi giorni di adattamento, ”scoprivano quanto fosse rilassante non sentir parlare di omicidi, di atti terroristici e nemmeno di guerre in atto o imminenti. In breve la loro percezione del mondo cambiava e lo vedevano come un luogo sereno e privo di conflitti. Non aver notizie di gente che aveva perso il lavoro, di aziende che fallivano, di banche che mandavano in rovina poveri risparmiatori faceva loro dimenticare i problemi economici che affliggevano l’Italia, mentre la ciliegina sulla torta era il non saper più niente delle beghe quotidiane dei politici.” Dopo pochi giorni dalla scomparsa del lupo però, avviene un fatto che sconvolge la quiete della famiglia Nandel e su tale novità ruota tutto il seguito che mantiene il lettore con il fiato sospeso. L’ambiente, delineato con cura e impreziosito dalle illustrazioni sapientemente distribuite, corrisponde alla realtà e fa da cornice al racconto la cui caratteristica principale è che ha sempre una morale ben espressa o comunque comprensibile, dall’inizio alla fine ed è quello di trasmettere, alludendo al carattere delle persone, insegnamenti e ammonimenti utili alla vita comune. Insomma, una narrazione fortemente marcata dalla componente pensante dove l’autrice impiega la sua penna nella costruzione di messaggi che servano agli altri, a chi sa leggere il suo particolare stato emotivo e farne tesoro per la propria vita. A tale proposito, poiché il lupo rappresenta un elemento fondamentale degli ecosistemi naturali e la sua conservazione comporta un beneficio per tutte le componenti ambientali , si spera che gli uomini siano più saggi e propensi a vederlo come membro di diritto di quella natura che abbiamo tanto danneggiato.

Premio narrativa per l’infanzia al concorso letterario Antico Borgo 2018 (SP)

Segnalato al premio letterario Speciale infanzia 2019 (Roma)

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